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René-Sangiovese & Barbera

Innanzitutto chi è René? René è un nome. Di origine cristiana questo rappresenta la rinascita sotto il profilo spirituale. Appartiene a chi è sempre alla ricerca, a chi è sempre in bilico tra situazioni opposte; è l’aggettivo per quei personaggi fecondi di idee, di grande senso poetico e mistico… ma René non è solo questo.

E’ soprattutto il nome di un vino prendendo le caratteristiche spirituali che un tempo appartenevano ad un personaggio come René Crevel. In Italia Crevel, nonostante sia stato un giovane promettente tra gli intellettuali di inizio novecento, è conosciuto quasi solamente dagli amanti della letteratura francese e dagli amanti del Surrealismo, gruppo artistico che influenzò tutta l’arte contemporanea e di cui Crevel fu uno degli esponenti più appassionati. René era un personaggio di rottura sotto il profilo artistico ma anche letterario. Fu fonte di ispirazione per artisti come Salvador Dalì che lo ritrasse più volte e Klaus Mann il quale dedicò lui un bellissimo saggio “in memoriam” ove scrisse:

[“Fu in quell’esuberante primavera (quella del 1925) che io m’imbattei nel giovane poeta surrealista René Crevel (…). Il suo fulminante fascino – egli fu forse l’uomo più dotato di fascino che io abbia mai conosciuto – accoppiava un elemento tragico-selvaggio a una disperata scontrosità (…). Crevel era amichevole e generoso, ma poteva anche essere aggressivo e perfino crudele (…)”.]

Ad Esempio: Una generosità che esalta il sapore del vino ricco di aromi e profumi richiamanti un bouquet intenso e fruttato con note di fragola e ciliegia opposta all’aggressività del suo retrogusto gradevolmente acidulo ma dal finale lungo e asciutto.

René perciò colpisce per il suo fascino, il suo essere uomo e donna allo stesso tempo; un’icona del mondo omosessuale, un dualismo che facilmente si riscontra in un vino rosato qual è sua natura più logica, un rebis “res bina” (cosa doppia) che legittima la natura androgina di questo, un uomo e una donna insieme, simbolo della perfezione dell’umanità prima della sua caduta.

René è… una provocazione.

La grafica dell’etichetta si compone rispettando i canoni compositivi delle precedenti. Il pizzico di surrealismo, accentuato sul suo lato sinistro (il baffo di Dalì), non cancella un marchio aziendale della Cantina che già si fregia di una sua gamma di vini ma anzi lo potenzia. E’ un ghigno che rompe la monotona lettura verticale, non lasciando che la figura si sacrifichi nello spazio rettangolare dell’etichetta che la contiene ma anzi offrendo, a chi la vede, la possibilità di leggere questa in tutte le direzioni senza mai perdere di vista la sua naturale fisicità per via del colore identificativo dei vini rosati. Di un rosato si ama subito il colore: è la prima cosa che si beve con gli occhi. Il colore tratteggiato definisce perciò la rotta trasversale sul volto stilizzato di René marcando quel confine tra l’essere uomo (la sua parte destra) e donna (quella sinistra) allo stesso tempo di questo vino.

E’ l’errore nello spartito, la macchia che attira l’attenzione, il nero su bianco, la firma di un vino che vuole farsi raccontare e giudicare, spregiudicato, disinvolto, disinibito, anticonvenzionale proprio come avrebbe voluto René Crevel.

Nicola Gelormino

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